Tufo e "Tufo": la distinzione

C’è tufo e “tufo”. Il materiale in cui l’uomo ha abitato e che ha modellato secondo le proprie necessità, creando quel complesso sistema urbano noto come Sassi di Matera, è comunemente conosciuto come tufo. Tufo. Un termine semplice, facile da pronunciare, facile da ricordare e intrinsecamente familiare. Una parola, quindi, che sembra risiedere nella nostra mente fin dalla nascita. Eppure i tufi, o tufiti, sono rocce che si formano dalla stratificazione sui bordi di un edificio vulcanico di ceneri, minerali e frammenti di vetro strappati, durante l’eruzione, al camino dello stesso vulcano. Da esperto del territorio, mi viene naturale dire che queste rocce di origine vulcanica in realtà “non c’entrano un tufo” con le rocce in cui è stata scolpita la civiltà umana a Matera. Geologicamente non hanno nulla a che fare con le rocce dei Sassi e del territorio murgiano che ospitano al loro interno chiese rupestri, cisterne, palombari, pecchiare, neviere.

Calcarenite: una definizione più appropriata

La roccia presente nei Sassi di Matera è calcarenite. Un termine meno comodo da pronunciare, meno immediato, ma sicuramente più appropriato. Chiamare la roccia tufo o calcarenite mi ricorda quel meraviglioso film, Ricomincio da tre, in cui Massimo Troisi rifiuta l’idea di dare al nascituro il nome di Massimiliano in quanto troppo lungo e quindi poco efficace. Un figlio di nome Massimiliano «crescerà maleducato» perché, finché lo chiami, avrà già avuto il tempo di combinare una marachella. Chiamarlo Ugo invece, secondo Troisi, proprio per l’immediatezza della pronuncia, avrebbe fermato sul nascere qualsiasi iniziativa del bambino che, pertanto, sarebbe cresciuto molto educato. Ecco. Massimiliano sta a calcarenite come Ugo sta a tufo. Di fronte alla perplessità della compagna, Massimo Troisi ripiegherà poi su una via di mezzo proponendo di chiamarlo Ciro. Allo stesso modo, per lo stesso spirito di compromesso, intorno alla parola tufo – quando viene usata per indicare una calcarenite – vanno messe le virgolette. Se proprio non riusciamo a chiamare questa roccia calcarenite, chiamiamola quindi perlomeno “tufo”.

La Definizione di Calcarenite

I Sassi di Matera, dunque, sono scavati nel “tufo”, non nel tufo. Sono costruiti con blocchi di “tufo”, non di tufo. Il termine Calcarenite è di per sé una descrizione precisa di questa roccia. Analizziamolo. È composto da un prefisso, un termine centrale e un suffisso. Il termine centrale, arena, è la parola che gli antichi romani usavano per indicare la sabbia. Il luogo dove i gladiatori si esibivano in spettacolari e drammatici combattimenti prende il nome proprio da harena, la sabbia, che ricopriva il pavimento. Il suffisso –ite indica che quella sabbia, prima sciolta come quella che troviamo in spiaggia, si è consolidata in roccia solida. A seguito di processi diagenetici (compattazione, coesione, pressioni orientate, aumento della temperatura, precipitazione di cristalli tra i pori del sedimento a causa di soluzioni circolanti, cementazione), infatti, i sedimenti sabbiosi si trasformano gradualmente in arenaria (o arenite) poiché quei granelli di sabbia si sono cementati l’uno con l’altro.

Il prefisso della parola (calc-) è un’informazione aggiuntiva importante. Ci indica che ogni singolo granello di sabbia che costituisce quella arenaria è composto da carbonato di calcio (CaCO3), vale a dire dagli stessi minerali che tanto infastidiscono chi si occupa delle pulizie di casa: il calcare. Un minerale molto diffuso e riconoscibile. Il calcare è un sale e si presenta di colore bianco, farinoso. Disciolto in acqua, per evaporazione i suoi componenti si aggregano e diventano macchioline sui bicchieri, aloni sulle pentole. La precipitazione del calcare aumenta con l’aumentare della temperatura dell’acqua in cui è disciolto. Basti pensare alle antipatiche incrostazioni che si formano negli elettrodomestici che utilizzano acqua calda, come la lavatrice, la lavastoviglie, il ferro da stiro. Come avremo modo di approfondire in altre occasioni, le calcareniti dei Sassi di Matera sono rocce sedimentarie di origine marina.

La stratigrafia del Parco della Murgia e delle Chiese Rupestri

Rechiamoci idealmente nel Parco della Murgia e delle Chiese Rupestri e affacciamoci sul bordo della Gravina di Matera. Tralasciando lo stupore che la fortunata combinazione di Murgia, Gravina e Sassi di Matera ci provoca, possiamo osservare, in coerenza con lo schema stratigrafico rappresentato, in basso il Calcare di Altamura. Sopra di esso, con un contatto netto, che coincide con la strada che collega i due Sassi (Via Madonna delle Virtù), si trova la Calcarenite di Gravina che corrisponde a tutto ciò che consideriamo i Sassi di Matera fin sopra alla parte più alta, il Piano. Sopra la Calcarenite si trovano le Argille Subappennine. Lo spessore di argille coincide con lo sfondo ai Sassi di Matera, la città moderna. La città che oggi ospita oltre sessantamila abitanti, infatti, è in gran parte fondata (secondo lo schema stratigrafico) proprio sulle Argille Subappennine. La sommità delle colline, dove vediamo alberi ad alto fusto, rappresenta infine i Depositi marini terrazzati.

Grafico, Calcarenite

Distinzioni e terminologie delle rocce

Le Calcareniti di Gravina (quelle affioranti nei Sassi) le troviamo quindi sempre interposte tra una roccia molto antica, il Calcare di Altamura (Cretaceo Superiore) – in basso – e le Argille Subappennine – in alto. Tutte queste premesse sono indispensabili per comprendere quanto verrà descritto di seguito. In effetti l’argomento si complica poiché ad essere chiamate “tufi” nel nostro territorio non sono solo le Calcareniti di Gravina. Vengono infatti chiamate “tufi” indistintamente tutte le calcareniti presenti nell’area e, se non bastasse, vengono utilizzati altri nomi per distinguere la calcarenite in base non alla loro genesi, bensì in base alla loro durezza. Ecco che ci troviamo di fronte a nomi come “mazzaro” e “carparo”. Una qualsiasi roccia sedimentaria, per essere identificata in maniera univoca, per poterle dare quindi un “nome e un cognome”, il nome formale (come ad esempio Calcareniti di Gravina), non solo deve possedere delle particolari specifiche caratteristiche (natura chimica, granulometria, tessitura), ma va anche riferita ai rapporti – nello spazio e nel tempo – rispetto alle rocce che le stanno sotto (letto) e sopra (tetto).

Stratificazione Belvedere di Matera

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Antonio Pizzulli sull'affaccio panoramico dei Sassi di Matera

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